Come recita un vecchio adagio, il troppo “stroppia”. Ebbene, evidentemente persino negli Stati Uniti, patria della cosiddetta Cancel culture, e persino alla Disney, tra i principali centri di diffusione della cosiddetta cultura cosiddetta woke (sarebbe più corretto parlare di ideologia), ne hanno abbastanza del politicamente corretto. Enough is enough, specie se fa perdere soldi agli investitori. Spieghiamoci meglio. A forza di premere sul tasto del politicamente corretto, Disney ha finito per allontanare una grande fetta del suo pubblico. Sappiamo delle curiose rivisitazioni in chiave appunto woke, ad esempio il live action del 2023 con Biancaneve mulatta – nonostante il suo stesso nome – e senza nani. I 7 nani emblema del patriarcato, così come il principe che la bacia “senza consenso”, pur salvandole la vita, e altri deliri del genere, assai risibili. Praticamente, con tali canoni, nessuna delle favole o delle fiabe che conoscevamo da bambini e la quasi totalità dei film che abbiamo visto da adulti sarebbe più proponibile, se non rivisitata in chiave woke. Nelson Peltz, uno dei maggiori azionisti della Disney, non ci sta più a perdere soldi in queste (dis)avventure imprenditoriali e strategiche. (Continua a leggere dopo la foto)
La battaglia del 3 aprile
Il 3 aprile, dunque, Peltz sfiderà apertamente Bob Iger, l’attuale Ceo di Disney, quando gli azionisti voteranno per il rinnovo del Consiglio d’amministrazione. L’81enne Peltz è sostenuto da una frangia di investitori e dalla sua Trian Partners – una potenza di fuoco da 2,5 miliardi di dollari – nonché dal fondo di investimenti Blackwells Capital. Nelsono Paltz ha già lanciato, pertanto, la sfida ai contenuti woke imposti al pubblico. La sua opinione è che l’azienda nell’ultimo anno si sia concentrata soltanto nel trasmettere dei messaggi attraverso i film, piuttosto che realizzare delle storie di qualità, aggiungendo che le persone vanno al cinema o vedono degli show per essere intrattenuti, non per ricevere un messaggio. “La Disney è stupida – ha dichiarato al Financial Times – Non sto cercando di licenziare l’amministratore delegato Bob Iger, ma voglio aiutarlo. Mi hanno accusato di non sapere nulla del mondo del cinema di oggi, ma non è così – ha aggiunto – Credo che siano loro a non conoscere il mercato con cinque grandi flop consecutivi. Hanno perso il primo posto nell’animazione, hanno perso il primo posto nei film. Forse è giunto il momento di cambiare la gestione di quelle divisioni”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il fallimento dei film “woke”
Inoltre, menziona anche due film piuttosto recenti come The Marvels e l’ultimo Black Panther, dove venivano rappresentate rispettivamente delle supereroine donne e di colore. Le sue parole al riguardo sono state: “Perché devo avere una Marvel composta solo da donne? Non ho niente contro le donne, ma perché deve essere per forza così? Perché non posso avere una Marvel composta da tutti? Perché ho bisogno di un cast interamente nero?“ Nelson Peltz vuole entrare nei dodici membri del Consiglio, assieme all’ex Marvel Ike Perlmutter e altri azionisti favorevoli alle sue idee.
Potrebbe interessarti anche: “Ricco senza sforzo!” La truffa che spopola sui social. Di che si tratta e perché ci cascano in tanti(VIDEO)