Ora non si può più scherzare. Non sono più solo schermaglie o chiacchiere, o minacce velate. Adesso è evidente che giorno dopo giorno andiamo verso la catastrofe. La Francia, per bocca del ministro della Difesa Lecornu, si dichiara pronta a requisire fabbriche civili per produrre più armi. Questa è, senza equivoci, economia di guerra. La stessa che porta la Von der Leyen a proporre un aumento della produzione di armi e il Commissario Europeo Borrell a chiedere a gran voce la reintroduzione del servizio militare obbligatorio in tutti i Paesi Ue. Intanto Biden dà del “macellaio” a Putin e i servizi di intelligence fanno sapere che, secondo le loro informazioni, la Russia potrebbe invadere l’Estonia a breve. Tutto questo mentre la Nato ammassa truppe ai confini con la Russia: 100.000 soldati sono già stanziali in Polonia, mentre i francesi stanno costruendo un avamposto in Romania dove mandare una divisione di uomini e carri armati. (continua dopo la foto)
Allora, di fronte a tutto questo, ora qualcuno deve prendersi la responsabilità di parlare chiaro. Perché in gioco ci sono le nostre vite e il nostro futuro. La storia è maestra di vita, ma nessuno impara mai ad ascoltarla. Ciò che sta accadendo lo abbiamo già visto succedere in passato, come in un terribile copione distruttivo. Per questo Maurizio Belpietro, sulla Verità, ha lanciato un appello ai nostri politici. “Ho l’impressione che nessuno si renda davvero conto di cosa voglia dire l’entrata in guerra della Nato e dei Paesi europei contro Mosca”, scrive il direttore de La Verità. “Nascondere i morti fra i soldati in un qualsiasi Paese europeo, come avviene grazie alla censura in Russia, sarebbe impossibile. E non credo che una popolazione allevata negli ultimi 80 anni nel culto della pace sarebbe disposta a sopportare tacendo le perdite”. (continua dopo la foto)
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Belpietro ha ragione. Non siamo preparati a un conflitto né da un punto di vista militare, né psicologico. Oggi il quotidiano Telegraph ha riportato le confidenze di un alto ufficiale britannico secondo cui, in caso di guerra con la Russia, l’esercito Inglese avrebbe risorse per combattere per soli due mesi. E quindi non potrà più aiutare l’Ucraina. Vero che Putin ci mette del suo, con dichiarazioni sempre più minacciose. Ma vero anche che Macron, scrive Belpietro, “ha il desiderio di passare alla storia e, non avendo al momento lasciato traccia del proprio operato, forse conta di rifarsi con un’impresa bellica”. Ma qui non possiamo sottostare ai capricci dei potenti di turno. I soldati in Polonia, prosegue il giornalista, “sono una specie di forza di intervento rapida nel caso scoppiasse un conflitto con Mosca. E questo sarebbe solo l’inizio, perché complessivamente il contingente occidentale dovrebbe raggiungere presto i 300.000 uomini”. (continua dopo la foto)
In tutto questo, per ora relegata a margine vista l’urgenza di quanto sta accadendo vicino a noi, c’è a situazione spinosa di Taiwan. Un’isola da cui dipendono le forniture di microchip di alta tecnologia indispensabili a tutto l’Occidente. E che la Cina vorrebbe riportare sotto il suo controllo. Gli Usa hanno piazzato dei contingenti militari nelle isole vicine a Taiwan per chiarire a Pechino che un eventuale attacco militare causerebbe uno scontro globale. La Cina non ha interesse a scatenare un conflitto, ma non ha alcuna intenzione di rinunciare a Taiwan. E se fosse costretta a diventare parte in gioco in una Guerra Mondiale, è molto probabile che si creerebbe un fronte unico con la Russia. E lì sarebbe veramente una catastrofe inimmaginabile. Con in più l’incognita del Medio Oriente. “Ebbene”, conclude il suo intervento Belpietro, “di questo esiguo confine che ancora ci separa dal conflitto, qualcuno dovrebbe parlare ai cittadini d’Europa. E in particolare agli italiani. La Costituzione ripudia la guerra, ma non chiarisce se è possibile prepararsi a farla. Forse Mattarella una parola la potrebbe spendere”.
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