Non si sono ancora spente le polemiche per la decisione, poi contestata dallo stesso Provveditorato, di un preside di istituire un giorno di vacanza per il Ramadan, che un’altra notizia destinata a far discutere arriva da Roma. Esattamente dalla scuola comunale per l’infanzia Ada Negri, dell’Istituto comprensivo Via Latina 303, nel Municipio di Roma Capitale. Ai bambini è stato infatti “impedito” di celebrare la Festa del Papà. E il motivo è sempre la famigerata “inclusione”. Così, in una classe della scuola per l’infanzia non è stato previsto di realizzare quei lavoretti che caratterizzano la festa. Niente bigliettini, poesie, creazione di oggettini celebrativi per i bambini. Come se celebrare l’amore per i padri fosse qualcosa di vergognoso. La denuncia è arrivata da un deputato romano di Fratelli d’Italia, Marco Perissa. (continua dopo la foto)
“Fermo restando la possibilità di studiare situazioni personalizzate per le classi in cui siano presenti bambini con alle spalle situazioni familiari particolari”, ha dichiarato il parlamentare, “ritengo assurdo e discriminante che si debba cancellare una delle ricorrenze più sentite della nostra tradizione, anullando la figura del padre e della madre in nome del politicamente corretto”. Una decisione che sembra presa sulla falsariga dell’annullamento delle celebrazioni per le festività religiose tradizionali, come il Natale. Non è la prima volta che si presenta una situazione simile, peraltro. Nel 2023, a finire nell’occhio del ciclone era stata la direttrice scolastica di un istituto di Viareggio. In entrambi i casi, la decisione di “annullare” le celebrazione per la Festa del Papà ha causato le proteste dei genitori. (continua dopo la foto)
“Dopo il caso della scuola di Pioltello”, ha sottolineato il deputato di FdI, “che ha deciso di chiudere per la festa di fine Ramadan, chiedo al ministro Valditara che il ministero si attivi per far luce su quanto avvenuto. Sono pronto a incontrare i genitori che hanno giustamente protestato”. Sono proprio mamme e papà dei bambini coinvolti, infatti, a lamentarsi per il proliferare di queste iniziative, che assumono risvolti potenzialmente inquietanti. Perché se si adottasse questo metro, tutte le confessioni religiose potrebbero chiedere la chiusura delle scuole in occasione delle loro festività. E quasiasi celebrazione, qualsiasi scadenza – scolastica o no – potrebbe essere messa in discussione. Perché qualsiasi cosa decidiamo di fare, ci sarà sempree qualcuno che si sentirà “discriminato”, ragionando con il metro del politicamente corretto portato all’esasperazione.
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