Le novità fiscali circa il cosiddetto Welfare aziendale, contenute nella legge di Bilancio 2024, sono molteplici e la platea dei fringe benefit si presenta piuttosto ampia. Anzitutto, chiariamo che per fringe benefit si intendono gli elementi aggiuntivi della retribuzione vera e propria del lavoratore dipendente: elementi esentasse, in quanto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente. La circolare dell’Agenzia delle Entrate del 7 marzo 2024 ha ufficializzato il via libera a un ampio elenco di fringe benefit, o, visto che siamo di madrelingua italiana, possiamo parlare di “Bonus dipendenti”. La circolare già richiamata precisa che il valore dei beni e servizi offerti ai lavoratori dipendenti, escluso dal reddito di lavoro, aumenterà da 258,23 a 1.000 euro per chi non ha figli, con la possibilità di salire a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico. Il Fisco considera a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro. Il limite di reddito può salire a 4mila euro per i figli fino a 24 anni. Vediamo, ora, tutti i requisiti dei beneficiari e le modalità della erogazione. La principale innovazione interessa l’estensione del benefit alle quote di canone d’affitto della prima casa e alla sola quota degli interessi del mutuo ad essa associata. (Continua a leggere dopo la foto)
I requisiti essenziali
Ricordiamo che il Fisco considera a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro; tale limite può arrivare sino a 4mila euro per i figli fino a 24 anni. E ricordiamo, soprattutto, che non ne hanno diritto tutti: è facoltà del datore di lavoro, in base agli accordi contrattuali dell’azienda. Già previsti, tra i finge benefit, quelli a finalità sociale: un contributo per pagare le bollette di acqua, gas o luce; le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro; servizi di trasporto collettivo o individuali, come pure il rimborso per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico; servizi di educazione e istruzione per i familiari del dipendente, anche quelli in età prescolare, ad esempio gli asili nido, oltre ai rimborsi per la frequenza di ludoteche e centri estivi o invernali, come pure il riconoscimento di vere e proprie borse di studio. Gli articoli 51 e 100 del Testo unico delle imposte e dei redditi riconoscono dei vantaggi fiscali per quelle imprese che vogliano premiare i propri dipendenti riconoscendo, come spiega bene Il Sole 24 Ore, una certa quota da spendere in beni e servizi. Ad averne diritto sono i lavoratori dipendenti (del settore privato), ma solo nel caso in cui sia l’azienda a volerlo: è bene ribadire ancora una volta, infatti, che spetta al datore di lavoro decidere se approfittare o meno della possibilità offerta dal governo erogando ai dipendenti un bonus che entro una certa somma è completamente detassato. (Continua a leggere dopo la foto)
È necessario fare domanda?
Il riconoscimento dei benefit in busta paga, per i lavoratori dipendenti con figli a carico è subordinato alla presentazione al datore di lavoro di un’autodichiarazione che attesti il rispetto dei requisiti previsti: come si legge nell’articolo 6 della legge di Bilancio 2024, è comunque obbligo per il lavoratore dichiarare al datore di lavoro di avere diritto al bonus maggiorato fino a 2.000 euro indicando il codice fiscale dei figli. Il riconoscimento può essere concesso anche ad personam e riguarda anche gli eventuali benefici non monetari: i buoni acquisto o buoni pasto, ad esempio, o anche l’assistenza sanitaria. Può trattarsi di un anticipo, o anche di un rimborso a posteriori, purché ci sia la documentazione che mostri quanto sono costate le bollette o le spese per la casa.
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