Dai cosiddetti “Aifa leaks”, cioè gli scambi di mail interni all’Aifa, l’Agenzia del farmaco, emergono grazie a “Fuori dal coro” nuovi inquietanti dettagli sulla gestione della pandemia in Italia e sull’operato dell’ex ministro Roberto Speranza. Ad esempio c’è una mail dell’11 marzo 2021 in cui emerge la possibile pressione esercitata sui pm per non bloccare il vaccino sospetto di aver causato la morte a una persona. È l’1.23 del mattino, Nicola Magrini – all’epoca direttore generale dell’Aifa – scrive al magistrato Gaetano Bono, il pubblico ministero della Procura di Siracusa che in quel momento si stava occupando del vaccino Astrazeneca e che aveva provveduto (il 10 marzo) a stabilire il blocco di un lotto di vaccino in seguito all’indagine sulla morte del militare Stefano Paternò avvenuta il 9 marzo 2021. Magrini gli scrive “chiedendogli”, dopo un “colloquio” preliminare con il ministro Speranza (destinatario in copia della mail), di sospendere la sua “richiesta di sequestro” del vaccino Astrazeneca. C’è stata dunque una pressione politica sulla magistratura per non bloccare il vaccino che aveva appena ucciso un militare? (Continua a leggere dopo la foto)
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E con quali motivazioni Magrini chiedeva a un magistrato il ritiro di una richiesta di sequestro di un farmaco sospettato di aver causato la morte di una persona? Riassume egregiamente l’intera vicenda Francesco Borgonovo su LaVerità: “L’obiettivo dichiarato era quello di «acquisire nelle prossime ore ulteriori informazioni al fine di definire meglio il nesso causale». Una richiesta piuttosto singolare. Come noto, non servono «poche ore» per stabilire il nesso causale tra un effetto avverso e un farmaco, ma parecchio tempo e un procedimento parecchio complicato.” E infatti nella sua risposta a Magrini il procuratore spiega che “l’accertamento del nesso causale richiede settimane per fornire i risultati dopo l’analisi sui campioni del lotto sequestrato, e che il farmaco aveva già cagionato altri due decessi di persone di giovane età e appartenenti alle forze dell’ordine”. (Continua a leggere dopo la foto)
Dalle carte del processo a Speranza, quello in cui è stato archiviato, emergono altri dettagli importanti su questa vicenda clamorosa. Il presidente del tribunale domanda all’ex ministro: “Ha deciso dopo un colloquio con il direttore di Aifa, di chiedere al pubblico ministero di Siracusa, di sospendere la richiesta di sequestro del vaccino Astrazeneca, a seguito della morte del militare Stefano Paternò? E se sì, per quale ragione?”. Risposta: “[…] Ricordo che il direttore di Aifa mi parlò di questo fenomeno, che alcuni magistrati di fronte a casi di incertezza, perché per verificare poi il nesso, c’è un algoritmo dell’Oms, serve anche un tempo di verifica, sospendevano lotti enormi, e questo provocava delle conseguenze. […] Ricordo di aver parlato con il direttore Magrini, e il direttore Magrini era preoccupato che un numero alto di sospensioni potesse, diciamo, compromettere la campagna di vaccinazione in quei giorni. E sulla base di questo valutò se fosse possibile interloquire con l’autorità giudiziaria nel rispetto della piena autonomia. Quindi io fui informato”. Dunque Speranza ha confermato davanti ai giudici quel che Magrini scrisse nella mail al pm, e allora il presidente del tribunale, giustamente, vuole approfondire e chiede un’altra cosa. (Continua a leggere dopo la foto)
“Ma in questo colloquio avete deciso insieme di chiedere di sospendere la richiesta di sequestro?”. Speranza risponde: “No, deciso insieme, non saprei valutare. lo ho semplicemente… Deciso insieme, io ricordo che c’era questa preoccupazione, e che rispetto a questa preoccupazione fu valutato utile un momento di interlocuzione con la magistratura, nella correttezza dei rapporti e nel rispetto totale dell’autonomia, per provare a capire se ci fosse un modo per verificare nel più breve tempo possibile, per non immobilizzare un numero enorme di dosi di vaccino. Cioè questo era l’obiettivo”. In tutto questo, Speranza si è “salvato” perché il pm siciliano, nonostante le pressioni, ha comunque provveduto al sequestro del lotto di Astrazeneca. Borgonovo, però, sottolinea il punto politico dell’intera vicenda, ossia le presunte pressioni sui pm per non fermare i vaccini.
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