Si susseguono le ricostruzioni sul terribile attentato che qualche giorno fa, a Mosca, è costato la vita a 139 persone. E più escono nuove informazioni, più crescono i dubbi. Questa volta tocca a Dagospia farsi delle domande. Che appaiono sensate e lecite. “Come hanno fatto quattro straccac**i a mettere a ferro e fuoco il Crocus Music Hall e a scappare per 400 chilometri?”, si chiede il sito diretto da Roberto D’Agostino. Sì, perché i quattro attentatori sarebbero riusciti, a bordo di una vecchia Renault Symbol, a seminare per ore poliziotti, truppe speciali, telecamere e rilevamenti satellitari. Questo stando ai resoconti ufficiali di quanto accaduto dopo la carneficina al teatro. (continua dopo la foto)
L’azione all’interno della Crocus Music Hall sarebbe durata solo 13 minuti, secondo le informazioni fornite dal capo del comitato investigativo Bastrykin. I terroristi sarebbero entrati alle 19.58, avrebbero sparato e tagliato gole uccidendo, in quel limitato lasso di tempo, centinaia di persone. Poi, alle 20.11, sarebbero scappati dopo aver dato fuoco alla struttura. Da lì, scrive Dagospia, “nel traffico caotico del venerdì sera imboccano il raccordo anulare di Mosca (generalmente semi-paralizzato a quell’ora), prendono l’autostrada M3 che porta ai confini con la Bielorussia e l’Ucraina. Quasi 400 km senza che nessuno li fermi, nonostante di notte il traffico sia scarso e la vettura sia stata immortalata già nel centro commerciale”. (continua dopo la foto)
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I dubbi non si fermano a questo. Perché l’autostrada è coperta da un particolare sistema di rilevamento “efficacissimo per la lotta al crimine”, come aveva spiegato il capo della Polizia Stradale. Nel frattempo, il Presidente Bielorusso Lukashenko aveva messo in allarme le forze presenti sui confini. Così i terroristi hanno deciso di deviare e di puntare verso l’Ucraina. E a quel punto il racconto si fa ancora più incredibile. Nonostante lo spiegamento di forze pronto ad “accoglierli”, i quattro attentatori riescono a sfuggire a un posto di blocco dove gli agenti sparano, colpendo però solo una gomma della Renault. I tagiki scappano in autostrada e poi escono verso il villaggio di Teploe. (continua dopo la foto)
Pur essendo inseguiti dagli agenti, “hanno il tempo di abbandonare il loro mezzo e rifugiarsi nella foresta. Fino a che un cecchino non intravede l’immagine di una persona su un albero con il cannocchiale termico”. Nonostante sia braccato e minacciato, l’uomo non scende. Le forze speciali decidono di tagliare l’albero e di catturarlo. Un altro killer viene arestato in una diversa zona del bosco, mentre gli ultimi due vengono trovati nascosti in una buca “dove si erano accovacciati stretti uno all’altro per il freddo”. Non sembra esattamente la descrizione di quattro geni del male. Non avevano portato abiti per coprirsi. E anche fisicamente sono apparsi gracili. Dunque, troppe cose non tornano. La durata dell’azione, la fuga sgangherata eppure durata ore, l’apparente inefficenza di tutte le forze di sicurezza legate a Mosca. Una ricostruzione che lascia, a essere generosi, parecchio perplessi.
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