Sentiamo da tempo parlare del problema della sovrappopolazione, che per alcuni potrebbe portare l’umanità ad affrontare problemi di sostentamento. Ma uno studio dell’Institute for Healt Metrics and Evaluation della Scuola di Medicina dell’Università di Washington smentisce clamorosamente questa previsione. Nei prossimi decenni, infatti, il vero problema del Pianeta potrebbe derivare dal calo delle nascite. Lo dimostra l’analisi, pubblicata dalla rivista Lancet, che considera il tasso di fecondità totale: il numero di figli per donna è clamorosamente in declino ovunque nel mondo. Con differenze marcate fra le varie zone che causeranno pesanti conseguenze. Per garantire un ricambio generazionale, necessario anche da un punto di vista economico, il tasso di natalità dovrebbe essere pari o superiore a 2,1 figli per donna. (continua dopo la foto)
Ma le previsioni degli esperti ci dicono che il dato è in calo ovunque, e che entro il 2050 il tasso di natalità nel 76% dei Paesi del mondo sarà inferiore al 2,1. Un dato che entro il 2100 riguarderà il 97% delle Nazioni, cioè il Pianeta intero. Ma anche se il calo si verificherà ovunque, il mondo è destinato a essere diviso: ci saranno infatti ancora livelli relativamente alti di fecondità in pochi Paesi a basso reddito. Nel 2021 il 29% dei nuovi nati proveniva dall’Africa Sub Sahariana. Nel 2100 questo dato salirà al 54%. Ci saranno quindi alcuni Paesi caratterizzati da un “baby boom”, mentre la maggior parte registrerà un netto calo delle nascite. La ricerca ci dice che il tasso di fecondità si è più che dimezzato negli ultimi 70 anni. E nei prossimi decenni il calo diventerà più marcato. (continua dopo la foto)
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Solo 6 Paesi, nel 2100, avranno un indice di natalità per donna superiore al 2,1: Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Chad e Tajikistan. Nella maggior parte del mondo il numero di morti supererà quello dei nuovi nati. Solo in 26 Paesi si verificherà l’opposto a fine secolo. Fra questi, l’Uganda e l’Angola. “La maggior parte del mondo deve affrontare le gravi sfide legate alla crescita economica, con una forza lavoro in contrazione, e a come curare e provvedere finanziariamente a una popolazione sempre più vecchia”, scrive Stein Emil Vollset, primo autore della ricerca. “Contemporaneamente, molti dei Paesi con risorse più limitate dell’Africa dovranno sostenere la popolazione più giovane e a crescita più rapida del Pianeta. In alcuni dei luoghi più economicamente e politicamente instabili, asfissiati dal caldo e con i sistemi sanitari più deboli della Terra”. (continua dopo la foto)
Le conseguenze di tutto ciò potrebbero essere devastanti per la sostenibilità economica e di tutto il sistema sanitario. Le possibili soluzioni, secondo la coautrice dello studio Matalia V. Bhattacharjee, potrebbero venire da “politiche sociali che migliorino le nascite, come migliori congedi parentali, asili nido gratuiti, incentivi finanziari, una maggiore garanzia di diritti nel mondo del lavoro”. Queste misure, secondo la studiosa, potrebbero portare a un piccolo rialzo della fecondità. “Ma la maggior parte dei Paesi rimarrà al di sotto dei livelli necessari alla sostituzione della popolazione. Diverrà necessario affidarsi a politiche migratorie aperte per sostenere la crescita economica. I Paesi dell’Africa hanno una risorsa vitale che le società che invecchiano stanno perdendo: una popolazione giovane”.
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