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Ristoratore “ribelle” tenne aperto durante il lockdown: ecco la sentenza. Cosa hanno deciso i giudici

E’ arrivata finalmente al termine l’epopea giudiziaria di Momi El Hawi, il “ristoratore ribelle” che a Firenze decise di tenere aperto il suo locale nonostante i divieti imposti dal lockdown. Il “calvario” del giovane proprietario di un ristorante toscano si è concluso dopo 4 anni di battaglie legali. Il suo caso è stato particolarmente seguito anche perché El Hawi, nel periodo delle restrizioni, aveva riaperto il suo locale per 18 volte, rimuovendo anche i sigilli posti dalla Polizia municipale dopo ogni chiusura forzata. Inizialmente il Pubblico Ministero Gianni Tei aveva chiesto per il giovane ritoratore 6 mesi di reclusione e un totale di 5.400 Euro di multa. Ma in prima istanza, per lui era arrivata l’assoluzione dal tribunale fiorentino per “la particolare tenuità del fatto e per aver agito in stato di necessità”. (continua dopo la foto)

Dopo aver incassato questa prima sconfitta, il Pm aveva rigettato la decisione del Tribunale e aveva proposto il ricorso in Cassazione. Ma proprio la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile. Molto soddisfatto l’avvocato dei El Hawi, Lorenzo Nannelli, che ha rilasciato una dichiarazione al Corriere Fiorentino. “Abbiamo appreso dell’esito a noi positivo della Cassazione”, ha dichiarato il legale. “La Corte ha rigettato il ricorso del Pm”. Una vittoria per i ristoratori, ha concluso Nannelli, “che avevano ravvisato nei Dpcm del Governo un’imposizione che avrebbe potuto rovinarli economicamente”.

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