Esordiamo con una ovvietà: fumare fa male. Dunque, in molti, per tentare di uscire dal vizio del fumo si rivolgono a un surrogato, un mero palliativo, considerato innocuo: la sigaretta elettronica. Eppure, anch’essa non sarebbe invero così innocua. Tutt’altro. Una ricerca dell’University College London (UCL) e dell’Università di Innsbruck, pubblicato sulla rivista Cancer Research, dimostra come anche le “e-cig” sprigionino delle sostanze cancerogene. Non è una grande novità, purtroppo: già nel 2021 il Comitato scientifico della Commissione europea si era espresso in modo definitivo sull’argomento, sostenendo che esistano prove “moderate” sull’esistenza di rischi per le vie respiratorie, ma anche per la salute cardiovascolare. In Italia, secondo i dati del Rapporto nazionale sul fumo 2019 sono circa 900mila gli utilizzatori di e-cig con più di 15 anni di età. Un numero considerevole di persone, che dunque è bene conoscano i contenuti dello studio anglo-austriaco. I ricercatori dell’ateneo londinese e di quello di Innsbruck, con la ricerca svolta su 3.500 campioni di cellule, hanno stabilito che il fumo di sigarette elettroniche può causare le stesse modificazioni del DNA riscontrate nelle cellule dei fumatori tradizionali, associate al maggior rischio di sviluppare il cancro. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
I risultati dello studio
Gli studiosi, con a capo Chiara Herzog, hanno cercato di fare luce sulle conseguenze epigenetiche del tabacco e delle sigarette elettroniche, come leggiamo su Il Messaggero, facendo riferimento a materiale genetico prelevato dai volontari. Per portare avanti la loro analisi hanno raccolto cellule dall’interno della guancia di tali volontari – cellule più direttamente esposte al fumo – ma anche campioni di sangue e cellule cervicali. Hanno poi analizzato l’epigenoma, un “complesso di informazioni” che si sovrappone e si integra con il DNA e che cambia in base a una serie di fattori ambientali, comportamentali, psicologici e genetici. Gli esperti hanno scoperto che le cellule epiteliali nella bocca degli “svapatori” mostravano sostanziali cambiamenti epigenomici, simili a quelli associati alla formazione di tumori del polmone nei fumatori classici. “Per la prima volta – ha dichiarato la Herzog – abbiamo osservato le implicazioni a lungo termine dello svapo su diversi tipi di cellule. Il nostro lavoro non permette di stabilire una relazione di causalità, per cui non possiamo affermare che le sigarette elettroniche provochino il cancro, ma i risultati mostrano cambiamenti epigenetici simili nelle cellule dei fumatori di tabacco e in quelle dei fumatori di sigarette elettroniche”. A partire da questo risultato, le ricerche future – si augurano i ricercatori dell’UCL – potrebbero valutare se questi effetti epigenetici riscontrabili nelle cellule esposte al fumo potrebbero essere utilizzati come un “indizio” per prevedere l’insorgenza del cancro nei fumatori di sigarette elettroniche o di quelle tradizionali. (Continua a leggere dopo la foto)
Cosa c’è nel “fumo sintetico”
Passiamo in rassegna, ora, le principali componenti delle sigarette elettroniche. Il glicole propilenico, l’ingrediente responsabile del “fumo sintetico” che viene rilasciato dalla sigaretta elettronica, è la stessa sostanza impiegata per riprodurre il fumo degli effetti speciali usati nei concerti rock, considerato generalmente sicuro, anche se è stato osservato che l’esposizione nel lungo periodo può dare origine a irritazione delle vie aeree, tosse e in casi molto rari asma e riniti. Il riscaldamento del glicole propilenico e di un’altra sostanza presente nel liquido delle e-cig, la glicerina, può però portare alla formazione di formaldeide e acetaldeide, che, a dosi più elevate di quelle assunte con una singola e-cig, sono considerate cancerogene. Alcuni studi hanno rilevato sostanze tossiche e cancerogene nei liquidi delle cartucce.
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